L’«aristocraticismo», secondo Nietzsche, deve essere rappresentato almeno da un gruppo, da un caso particolare, non in quanto frazione dell’umanità, ma come suo sovrappiù (dunque, per la totalità, odiosa sanguisuga da sterminare, da fucilare), e questo gruppo o questo caso particolare – appena voglia assumere una esistenza eccedentaria – non può vivere se non nella distanza che moralmente esso deve prendere nei confronti della totalità, attingendo la sua stessa forza nell’indignazione, nell’ostilità, nella riprovazione che la totalità gli decreta respingendolo, poiché in quella «eccedenza», in quel «sovrappiù», essa non può vedere altro che una frazione ribelle, malata o degenerata di se stessa.

Pierre Klossowski, Nietzsche e il circolo vizioso