Non vedo niente in queste stronzate che possa veramente appassionarmi… risvegliare una vera mosca, una mosca viva, una mosca che vola… la causa mi sembra evidente. Rinascimento, naturalismo, oggettivismo, surrealismo, perfetta progressione verso il Robot. Ci siamo dentro. Mi trovo per quel che mi riguarda assolutamente d’accordo. Bubbole, giochetti, parpaglionerie, vernice «Vermot», baedekerie, e buco del culo. Solita sciacquatura di piatti. Manica di slavati marcescenti, croste di manuali edulcorati, latinerie bigodinose, letterine «stile traduzione», in salsa «misura», tutto in cartone-farcito con sfumature. Insignificanza al miriacubo. Finzione, fiera di eunuchi con godemiché-pretesti, grancassa, bidoni, lucciole, lanterne, più trombette e lamelle, prepuzi riconcisi! Nulla di tutte queste velleità, di questi spudorati allettamenti, che non sia stato rattoppato almeno cento volte, davanti e di dietro, alla buona, sulle reminiscenze liceali. Tutte queste storie, questi stili, queste pose, queste grazie, vengono dalla testa e dalla scuola… Mai dal di dentro… Sono solo altrettanti alibi, piccoli pretesti d’arrivismo, di consolidamento di carriera, petulanti pruriti accademici, ornamenterie per cripte… Letteratura contemporanea, calamitoso cadente catafalco, in frasi, acrostici, falpalà, così secchi, così scabri, che perfino i vermiciattoli non vi vengono più a brulicare, cadavere senza domani, senza vita, larvato, magma senza colore, senza orrore, più spaventoso, più ripugnante, mille volte più ingannevole della più verde, franca, ronzante, colante carogna, letteratura insomma ben più morta della morte, infinitamente…
Louis-Ferdinand Céline, Bagatelle per un massacro