23 venerdì Ott 2015
Posted Jean Genet, Magnetismi
in23 venerdì Ott 2015
Posted Jean Genet, Magnetismi
in30 venerdì Gen 2015
Posted Jean Genet
inQuando un giudice deve pronunciare una sentenza, esigiamo che non vi si prepari soltanto attraverso la conoscenza del codice. La veglia, il digiuno, la preghiera, un tentativo di suicidio o di assassinio, potrebbero aiutarlo a far sì che la sentenza che si appresta a pronunciare sia un avvenimento così grave – voglio dire un avvenimento poetico – da portarlo, estenuato, al punto di perdere la propria anima nella morte o nella follia.
Jean Genet, Lettera a Roger Blin
30 venerdì Gen 2015
Posted Jean Genet
inSe parlo di un teatro tra le tombe è perché la parola «morte» oggi evoca la tenebra, e in un mondo che sembra avviarsi con tanto ardimento verso la luminosità dell’analisi, senza che nulla più protegga le nostre palpebre translucide, credo, come Mallarmé, che un po’ di tenebra sia necessaria. Le scienze decifrano o aspirano a decifrare tutto, ma noi non ne possiamo più! Dobbiamo trovare un rifugio, e dove se non nelle nostre viscere ingegnosamente rischiarate?… No, mi sbaglio: non trovare rifugio, ma scoprire un’ombra fresca e torrida che sarà la nostra opera.
Jean Genet, Quella strana parola…
31 giovedì Lug 2014
Posted Harmenszoon Rembrandt, Jean Genet
inHarmenszoon van Rijn Rembrandt, Ritratto di Jeremias de Decker, 1666
Più li guardavo e meno quei ritratti mi rimandavano a qualcuno. A nessuno. Mi ci è voluto senza dubbio un bel po’ di tempo per precisare questa idea, inebriante e sconfortante: i ritratti dipinti da Rembrandt (dopo i cinquant’anni) non rimandano a nessuno di identificabile. Non vi è un solo particolare, un solo elemento della loro fisionomia che rimandi a un aspetto della personalità, a una specifica psicologia. […] Più li guardavo, nella speranza di cogliere, o di avvicinare, la personalità, come si usa dire, di scoprire la loro identità specifica, più essi prendevano la fuga – tutti quanti –, una fuga senza fine, e alla stessa velocità. […] E’ proprio quando spersonalizza i suoi modelli, quando priva gli oggetti di ogni elemento identificabile che dà agli uni e agli altri il massimo della forza – e il massimo della realtà.
Jean Genet, Che cosa è rimasto di un Rembrandt strappato in pezzetti tutti uguali…
06 martedì Mag 2014
Posted Alberto Giacometti, Jean Genet
inAlberto Giacometti, Head on a Rod, 1947
Non v’è altra origine, per la bellezza, che la ferita, individuale, irripetibile, celata o visibile, che ogni uomo custodisce in sé e difende – dove si rifugia quando vuole abbandonare il mondo per una solitudine temporanea ma profonda. […] Mi sembra che l’arte di Giacometti miri a svelare questa ferita segreta comune a tutti gli esseri e persino a tutte le cose, affinché ne siano illuminati.
Jean Genet, L’atelier di Alberto Giacometti
28 lunedì Apr 2014
Posted Jean Genet, Magnetismi
inClaudio Abate, Carmelo Bene in Il Rosa e il Nero, Nuovo Teatro delle Muse, Roma 1966
Il pubblico – che ti fa esistere, giacché senza di lui non avresti mai la solitudine di cui ti parlavo –, il pubblico è la bestia che in fondo vieni a pugnalare. La tua perfezione e la tua audacia lo annienteranno, per tutto il tempo della tua apparizione.
Jean Genet, Il funambolo
"Quando mi prendo cura di me, mi perdo."
cette fin du monde de poche s’exprimait tout entière dans la syllabe fragm (Michel Leiris)
eterografia d'un ritratto
cinema filosofia inconscio lingua polis scrittura
"... evitiamo di sacralizzare il testo, e lasciamoci piuttosto impregnare dall'opera, dato che quello di Freud è un pensiero in perpetuo movimento" (J.-B. Pontalis).
(Non) si diventa ciò che (non) si è.